Più di ieri meno di domani

Partitura per attrice sola e per violino

Di e con Samantha Oldani

Drammaturgia e regia
Samantha Oldani

Musiche
Violino: Paolo Costanzo, Gianandrea Guerra

Tra rose e fior nasce l'amor LUI e LEI si vanno a sposar lui dice sì lei dice sì e con un bacio la festa finì…

INTRO

Una donna sola in scena racconta la sua favola d’amore, non ha bisogno di altro, dice, un matrimonio perfetto nella scatola perfetta della sua casa. Tutto racchiuso lì con lei. La voce del marito regola la sua routine quotidiana, una presenza continua, che non l’abbandona mai. Una voce senza parole, solo melodia. Sembra una meravigliosa promessa d’amore, non è vero?

A ben sentire però sembra che soltanto Lei abbia parole da dire, Lui è solo suono, quello del violino, che seduce o fa sussultare, ma comunque ripetitivo, senza la forza della ragione e incapace di comunicare.

Chi guarda è al di là delle pareti, curiosi occasionali che possono spiare dalla serratura solo stralci di ciò che accade, o allungare l’orecchio per sentire meglio.

Può diventare fastidioso sentire, scomodo spiare, ma la domanda è: si riesce a decifrare anche dietro un muro il suono della violenza? E poi…Che fare?

TEMATICHE

Ispirato a storie tragicamente vere, la storia di una donna che sceglie di vivere il sogno di un amore e di una famiglia e si ritrova in una quotidianità fatta di spese da fare, appuntamenti, schiaffi, letti da rifare, calci, paura, scuse, lavoro, urla, regali, minacce. Un viaggio tragico nell’anima di una donna che forse troverà il coraggio di uscire da sé stessa per scoprirsi nuova.

Lo spettacolo nasce dall’incontro con alcune donne vittime di violenza domestica che hanno accettato di condividere con me le loro storie, uniche e nello stesso tempo emblematiche.

È diventata quindi una necessità raccontare tutte coloro che vivono o hanno vissuto una delle forme di violenza più difficili da sfuggire: quella perpetrata da chi dice di amarti.

Allo stesso modo è stato fondamentale far nascere lo spettacolo in una casa privata, non in teatro, ma nel luogo chiuso dove questa violenza si consuma, spesso in silenzio, nell’indifferenza o nell’incredulità degli altri, cercando di capire cosa vuol dire sentirsi prigionieri e senza scampo tra le mura che dovrebbero accoglierti e proteggerti.

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